Esiste un legame tra la nostra capacità di gestire lo stress e la mindfulness.
Partiamo a parlare delle strutture cerebrali coinvolge nella gestione dello stress: l’amigdala.
L’amigdala funziona come un termostato emotivo e regola la nostra reazione a certe forze come lo stress e la paura.
In termini evolutivi, l’amigdala è quella parte del cervello che permette di attivare, di fronte ad un pericolo, una risposta di attacco o fuga.
La buona notizia è che la tua mente può essere allenata a gestire meglio lo stress.
La mindfulness può aiutarti a tenere a bada lo stress
Numerosi studi hanno dimostrato che praticare la mindfulness è efficace per aiutarti a gestire lo stress, ne è un esempio il protocollo con valenza scientifica più usato l’MBSR che utilizzo nei miei percorsi.
La pratica della mindfulness aiuta a ridurre la reattività della mente e la rende più aperta e in grado di osservare i nostri atteggiamenti mentali.
La valutazione che fai delle situazioni, quando ti trovi ad essere sotto pressione influenza la tua percezione e contribuisce ad aumentare i livelli di ansia che associ a quell’esperienza.
Attraverso la meditazione non sarà più necessario resistere o allontanare un pensiero, ma potrai osservare i tuoi pensieri e sentimenti nel momento in cui li provi e lasciare che siano, continuando a portare la tua piena consapevolezza a ciò che stai facendo o a quello che è importante per te in quel momento.
Piuttosto che essere coinvolti nel nostro stress, la mindfulness ci insegna a diventare gli osservatori di certi modelli mentali e, quindi a non doverli subire.
Su quali circuiti cerebrali agisce la mindfulness?
Recenti studi che utilizzano la risona magnetica hanno dimostrato che praticare la mindfulness in modo regolare è in grado di ridurre l’amigdala. Questo ci consente di rispondere alle situazioni stressanti in modo più utile, anziché reagire ad esse.
La mindfulness diventa un modo per autoregolare dell’amigdala, aiutandola a tornare al suo stato di base e aiutarti a gestire lo stress in modo più funzionale e consapevole.
Man mano che l’amigdala si restringe, la corteccia pre-frontale (area del cervello associata a consapevolezza, concentrazione, processi decisionali) diventa più spessa.
Inoltre, gli studi rilevano che la connessione tra l’amigdala e il resto del cervello si indebolisce, mentre le connessioni tra le aree associate all’attenzione e alla concentrazione diventano più forti.
Una ricerca del 2013* suggerisce che la consapevolezza e la mindfulness, possono favorire cambiamenti nei circuiti cortico-limbici responsabili dello stress e della regolazione delle emozioni. Gli stessi studiosi, in base ai dati emersi ipotizzato che livelli più elevati di consapevolezza sarebbero associati a una diminuzione del volume della materia grigia nell’amigdala.
Inoltre, volumi di amigdala più piccoli, possono riflettere una ridotta reattività allo stress in individui più consapevoli e un minore effetto negativo nella vita quotidiana.
3 strategie di coping su come alleviare lo stress
- Cambia la storia
Quando sei stressato/a il tuo dialogo interno gira sempre attorno alla stessa storia (alla mente piace ripetere sempre lo stesso copione di pensieri), prova a fermarti e riconoscere questa narrazione.
- Sii curios*
Quando meditiamo, ci stiamo prendendo il tempo di essere curiosi rispetto a quello che stiamo pensando e sentendo, come se stessimo guardando lo stress attraverso una nuova lente. In questo modo possiamo trovare una nuova lettura del nostro stress e osservare i nostri comportamenti e pensieri come se vedessimo questa esperienza per la prima volta.
- Focus indietro
Il modo in cui percepisci lo stress può aumentare o diminuire le risposte fisiche. La mindfulness ti offre l’opportunità di fare un passo indietro e fare uno zoom, notando come la tua mente alimenta pensieri e narrazioni che inducono stress.
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Fonte: Fonte: *Taren AA, Creswell JD, Gianaros PJ (2013) Dispositional Mindfulness Co-Varies con volumi di amigdala e caudati più piccoli negli adulti della comunità. PLoS ONE 8(5): e64574. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0064574