Il concetto di compassione viene scambiato spesso per “pena” ma non ha nulla a che fare con questo, vediamo meglio insieme cosa significa.
La definizione di compassione è duplice:
- avere una sensibilità alla sofferenza di sé e degli altri
- con un profondo impegno per cercare di alleviare quella sofferenza.
Gilbert (2010) identifica gli attributi chiave di una mente compassionevole:
– una motivazione a prendersi cura del benessere di sé e degli altri;
– sensibilità al disagio proprio/altrui;
– essere commossi ed emotivamente in sintonia con i sentimenti propri/altri;
– tolleranza all’angoscia, che si riferisce alla capacità di tollerare piuttosto che evitare esperienze angoscianti;
– empatia, che ci permette di comprendere i sentimenti nostri/altri;
– non giudizio, rispetto allo sviluppo di un atteggiamento di accettazione piuttosto che di condanna verso se stessi/gli altri.
Relative a questi attributi sono le qualità che sono anche considerate fondamentali per relazionarsi con se stessi o con gli altri con compassione. Queste qualità includono:
1.saggezza, acquisita dall’esperienza di vita, per capire che ci troviamo tutti qui, con esperienze che non abbiamo scelto e un “cervello ingannevole (incentrato sulle minacce)” che influenza il modo in cui ci sentiamo e rispondiamo in situazioni difficili;
2.forza, che implica avere il coraggio di fronte alle avversità per affrontare le nostre difficoltà nonostante l’urgenza di evitarle;
3.calore, che stimola sensazioni di calma, connessione e sicurezza;
4.un atteggiamento non giudicante verso se stessi/gli altri, dove la motivazione primaria è capire e aiutare.