Colon irritabile? la psicologia può intervenire

La Sindrome del Colon Irritabile (IBS) è una patologia relativamente recente dal punto di vista diagnostico. E’ un comune disturbo gastrointestinale di natura funzionale che può compromettere in modo significativo la qualità di vita della persona che ne è affetta. 

È il disturbo più comune che riguarda il colon ed è associato ad alcuni dei seguenti sintomi:

  • dolore o disagio addominale, alleviato con la defecazione 
  • cambiamento nella frequenza delle fecialterazione dell’aspetto, del colore e dell’odore delle feci
  • alterazione del passaggio delle feci
  • rigonfiamento o sensazione di rigonfiamento addominale.

In Italia ne soffre circa il 10-18% della popolazione giovane-adulta, con una prevalenza maggiore tra le donne. Solo il 25% dei pazienti affetti da IBS si rivolge al medico di base o allo specialista.

Le cause sono in parte biologiche (vulnerabilità genetica, ipersensibilità viscerale, ecc…) e in parte legata a fattori psico-sociali. Sebbene la componente organica sia preponderante, quando una persona soffre di colon irritabile anche le conseguenze psicologiche possono fungere da fattore di mantenimento della patologia.

Il modello cognitivo-comportamentale sostiene che i fattori psicologici e sociali che intervengono nel predisporre o nel mantenere la patologia possono essere:

– il perfezionismo: ovvero l’esistenza di un conflitto tra aspirazioni e  standard elevati fa sì che la persona si senta preoccupata di non essere all’altezza e questo la espone a livelli elevati di stress cronico

– la difficoltà ad esprimere il proprio disagio psicologico che emerge invece attraverso sintomi fisici quali l’IBS

– la tendenza ad auto colpevolizzarsi: ovvero la tendenza ad assumersi la responsabilità di qualsiasi evento negativo

-la tendenza ad “autozittirsi” e ad assecondare le esigenze altrui facendo ciò che gli altri si aspettano, negando e svalutando i propri pensieri e bisogni

– attenzione eccessiva per le sensazioni corporee e una loro successiva interpretazione catastrofica. Una volta percepita una sensazione proveniente dalla zona dell’addome, il paziente automaticamente la interpreta come legata al suo problema intestinale e comincia a fare pensieri negativi e catastrofici tipo: “dovrò correre al bagno e non farò in tempo” , “Mi sentirò male”.

PERCHE’ IL TRATTAMENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE?

In passato vi era la tendenza a rivolgersi solo al medico per questo tipo di patologia, oggi invece, tutte le ricerche scientifiche in merito sostengono la necessità di affiancare un trattamento psicologico per ottenere:

– la riduzione dell’intensità e della frequenza dei sintomi sia psicologici sia fisiologici,

–  la riduzione dei dolori addominali,

– la riduzione del numero di volte in cui il paziente deve correre in bagno,

– il miglioramento della qualità della vita e dello stato d’ansia e di depressione

– un miglioramento nella consapevolezza dei momenti di stress e dei segnali psicologici e corporei che arrivano al paziente al fine di gestirlo al meglio

– l’utilizzo di tecniche di rilassamento e di gestione dello stress e dell’ansia. 

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