“Mi sento gonfia, mi sento depressa, in quei giorni sono così irritabile”, oppure “Un minuto sto bene, quello dopo sto piangendo.” “Sono così stanca.”
I sintomi che precedono il ciclo mestruale sono diversi e variegati per ogni donna e sono anche spesso oggetto di scherno e giudizio.
Chi non si è mai sentito dire “oggi avrà le sue cose” oppure “è isterica le deve arrivare il ciclo”. Sono frasi che nel gergo comune purtroppo si sentono ancora spesso pronunciare.
Oltre a ferire chi le riceve, fanno sentire la donna “esagerata”, “eccessiva”, “sbagliata”, o in preda a sbalzi ormonali. Tutto questo invece può essere ricondotto al disturbo disforico premestruale, una condizione caratterizzata da intensi sintomi emotivi e fisici che si verificano tra l’ovulazione e le mestruazioni.
Circa il 3-9 % delle donne sperimenta cambiamenti premestruali così gravi da non riuscire a mantenere la propria routine quotidiana (Robinson & Ismail, 2015).
Il disturbo disforico premestruale (PMDD) è stato incluso del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quarta Edizione (DSM-IV) solo 8 anni fa.
Sulla base di quali criteri viene fatta la diagnosi?
Il DSM-5 (APA, 2013) afferma che per poter effettuare una diagnosi di disturbo disforico premestruale devono essere soddisfatti i seguenti criteri
A. Nella maggior parte dei cicli mestruali, almeno cinque sintomi devono essere presenti nella settimana precedente le mestruazioni, iniziare a migliorare entro pochi giorni dall’insorgenza delle mestruazioni e ridursi al minimo o scomparire nella settimana successiva alle mestruazioni.
B. Uno (o più) dei seguenti sintomi deve essere presente: 1.marcata labilità affettiva (per es., sbalzi di umore; sentirsi improvvisamente tristi o tendenti al pianto, oppure aumentata sensibilità al rifiuto) 2.marcata irritabilità o rabbia oppure aumento dei conflitti interpersonali. 3. umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o pensieri autocritici 4.ansia marcata, tensione e/o sentirsi con i nervi a fior di pelle.
C. Uno (o più) dei seguenti sintomi deve essere presente in aggiunta, per il raggiungimento del totale di cinque sintomi quando combinati con i sintomi del Criterio B qui sopra:
- Diminuito interesse nelle attività abituali (per es., lavoro, scuola, amici, hobby)
- Difficoltà soggettiva di concentrazione
- Letargia, facile faticabilità o marcata mancanza di energia.
- Marcata modificazione dell’appetito; sovralimentazione; o forte desiderio di cibi specifici
- Ipersonnia o insonnia
- Senso di sopraffazione o di essere fuori controllo
- Sintomi fisici come indolenzimento o tensione del seno, dolore articolare o muscolare, sensazione di “gonfiore” oppure aumento di peso.
D. I sintomi sono associati a disagio clinicamente significativo o a interferenza con il lavoro, la scuola, le consuete attività sociali, oppure nelle relazioni con gli altri (per es., evitamento di attività sociali; diminuzione della produttività e dell’efficienza sul posto di lavoro, a scuola o a casa).
E. L’alterazione non è solamente l’esacerbazione dei sintomi di un altro disturbo, come disturbo depressivo maggiore, un disturbo di panico, il disturbo depressivo persistente o un disturbo di personalità
F. Il Criterio A dovrebbe essere confermato da valutazioni prospettiche quotidiane per almeno due cicli sintomatici.
G. I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco, un altro trattamento) o di un’altra condizione medica (per es., ipertiroidismo).
Come si può intervenire?
E’ possibile intervenire sia da un punto di vista farmacologico che psicologico (terapia cognitivo comportamentale e acceptance and commitment therapy sono i due approcci con maggiori evidenze scientifiche). E’ bene parlane con il/la ginecologo/a di fiducia e con il proprio medico curante.
Proprio per la presenza di sintomi come depressione, ansia, irritabilità è consigliato affiancare un percorso psicologico psicoterapeutico.
Trovi altre risorse sulla salute femminile qui e qui.
Fonti:
https://www.apa.org/monitor/oct02/pmdd
American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.