“La timidezza si compone del desiderio di piacere e della paura di non riuscirci” Edme-Pierre Beauchene
“La timidezza come tratto di personalità può essere definita da un punto di vista esperienziale come eccessivo auto-focus.
Essa è caratterizzata da un’autovalutazione negativa che crea disagio o inibizione nelle situazioni sociali e interferisce con il perseguimento dei propri obiettivi interpersonali o professionali.
L’esperienza della timidezza può verificarsi a uno o tutti i seguenti livelli: – cognitivo (es. un’eccessiva autovalutazione negativa) – affettivo (es. affettività negativa). – fisiologico (es. battito cardiaco accelerato) –comportamentale (es. rispondere in modo impacciato).
Può essere innescato da un’ampia varietà di segnali situazionali. Tra le situazioni più tipiche vi sono interazioni con autorità e sconosciuti, interazioni faccia a faccia di sesso opposto e contesti sociali non strutturati.” (Zimbardo, Carducci, 2010)
La timidezza riguarda l’80% della popolazione, se non di più, ognuno di noi ha sperimentato nella vita un senso di imbarazzo o apprensione quando si sono trovate in situazioni sociali.
Può rappresentare una risposta alla paura e gli studiosi suggeriscono, che sebbene esista una neurobiologia della timidezza, il repertorio comportamentale è gestito da un circuito specifico di neuroni nel cervello.
Tra i fattori vi è anche il contesto famigliare in cui l’individuo è cresciuto e le esperienze di vita che attraversa.
Alcune delle principali caratteristiche legate alla timidezza sono: preoccupazione per se stessi negativa, bassa autostima, paura del giudizio e timore del rifiuto da parte degli altri.
Tendenzialmente le persone timide fanno confronti sociali non realistici, confrontandosi con gli individui più estroversi e carismatici. Da questo confronto va da sè che ne escono in modo negativo.
La loro naturale inclinazione a rivolgersi all’interno per monitorare il proprio comportamento e le imperfezioni percepite può impedire loro di sviluppare relazioni e di sentirsi sempre “inferiori” agli altri o “sbagliati”.
Credendo che gli altri li stiano costantemente valutando male, le persone timide abbandonano nuove opportunità sociali, che a loro volta impediscono loro di migliorare le proprie capacità sociali.
Ciò che le differenzia dagli introversi è che le persone timide desiderano relazionarsi con gli altri, ma non sanno come fare o non riescono a tollerare l’ansia e la paura del giudizio negativo derivante dall’interazione.
Come posso agire diversamente per aprirmi agli altri?
Non possiamo eliminare la timidezza con uno schiocco, quello che è possibile fare però è cercare di apportare alcune modifiche:
- anzichè concentrarti ad evitare le situazioni sociali, prova a scegliere alcune persone con le quali hai più confidenza e parti da lì per esercitarti.
- occorre prepararsi ad affrontare le situazioni sociali, in questo modo inizierai a predisporti positivamente agli incontri che farai, anzichè spendere tempo e risorse a pensare a come evitarli o a come apparirai
- prepara un elenco di argomenti o aneddoti dei quali potresti parlare, prova ad individuare contenuti o interessi che puoi avere in comune con quella persona.
- diventa consapevole della tua timidezza e prova a non scacciarla, ma abbracciala come una parte di te che può essere smussata.
Trovi altri consigli utili su come uscire dalla timidezza in questo video sul mio canale YouTube.
Fonti:
-Henderson, L., Zimbardo, P., Carducci, B. (2010). Shyness. Corsini Encyclopedia of Psychology, 1 -https://www.psychologytoday.com/intl/basics/shyness