La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica intestinale che colpisce il tratto gastrointestinale. Le cause non sono ancora del tutto note. Si presenta con ulcere intestinali che se non curate adeguatamente, possono portare a complicanze che possono richiedere un intervento chirurgico.
A causa della gravità di questa patologia, spesso siamo in presenza di un disagio psicologico con prevalenza di sintomi di depressione e ansia rispettivamente intorno al 22% e 35% .
Poiché il morbo di Chron ha natura cronica e generalmente non riduce la durata della vita, è fondamentale occuparsi di come i pazienti affrontano la loro malattia.
L’attuale cura standard nel trattamento del morbo di Chron è finalizzata a gestire la risposta infiammatoria durante gli episodi di riacutizzazione e mantenere la remissione, con un’enfasi sull’adesione a un regime farmacologico regolare.
Gli esperti della recente iniziativa Therapeutics Targets in Inflammatory Bowel Disease (STRIDE) sugli obiettivi di trattamento affermano che oltre all’aspetto prettamente medico l’altro fattore rilevante è quello di puntare a migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Il ruolo della stanchezza cronica
La stanchezza è una preoccupazione comune e predominante per i pazienti, vissuta dal 44-86% dei pazienti con malattia attiva e dal 22-41% dei pazienti in remissione.
La fatica è un fenomeno complesso, multifattoriale e multidimensionale, che è stato descritto come un “persistente e opprimente senso di stanchezza, debolezza o esaurimento”, che può essere mentale, fisico o entrambi.
A differenza della stanchezza quotidiana, la fatica spesso non è alleviata dal sonno o dal riposo, può avere un impatto negativo sostanziale sulla qualità della vita dei pazienti e può limitarli nella vita quotidiana.
Sebbene la stanchezza aumenti comprensibilmente durante i periodi di infiammazione, per alcuni pazienti persiste quando la malattia è in remissione clinica ed endoscopica.
I modi in cui le persone reagiscono cognitivamente, emotivamente e a livello comportamentale alla fatica possono perpetuare o peggiorare i sintomi.
Di conseguenza, modificare le cognizioni, le emozioni e le risposte comportamentali in relazione alla fatica attraverso la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può migliorare i risultati clinici e psicosociali (Van Kessel et al.).
Quali interventi?
- gestione dello stress
- mindfulness
- tecniche di rilassamento
- ristrutturazione cognitiva
- interventi sul tono dell’umore
- pianificazione attività
- igiene del sonno
- regolazione delle emozioni
- espressione dei bisogni
- consapevolezza e accettazione della diagnosi e comunicazione ai famigliari.
Fonte: Cognitive behavioural therapy for the management of inflammatory bowel disease-fatigue with a nested qualitative element: study protocol for a randomised controlled trial. Micol Artom , Wladyslawa Czuber-Dochan, Jackie Sturt and Christine Norton